Vito Antonio LEO

关于作者

Sono nato, nel cuore del Salento, in un giorno d’agosto. A dieci anni mia madre ha azzeccato il libro giusto: né così complesso da annoiarmi, né così semplice da umiliarmi. Non ho più smesso di leggere. A quindici anni avevo qualcosa da dire, quindi ho scritto un romanzo breve. Poi non ho avuto più nulla da dire per trent’anni. Ho letto tanto, sempre, tutti i giorni, ma non ho più scritto nulla. Ho conseguito la mia laurea per opportunità, senza passione. Ho servito lo Stato, per qualche decennio, senza mai trovare la mia dimensione. È stato come se mi fossi lasciato vivere. Mi viene in mente un verso di Valerio Negrini che rende l’idea in modo efficace: “…Mi son fatto dunque attraversare anch'io dalle nuove stagioni in silenzio senza vivere. Ha chinato il capo la mia fantasia disperdendo l'ansia che sarebbe mia, di raccogliere dialoghi d'aria e farne poesia.” A quarantacinque anni scopro la felicità: divento padre. La mia anima si scuote: ragnatele e ruggine offuscano l’aria che la circonda. Al fine di produrre frutta e ortaggi “ultra bio” per mio figlio, inizio a curare un podere di famiglia. Il contatto con la terra, la fatica, il sudore mi daranno quella serenità che consente, se pur stanco, di dormire come un cherubino. Scopro cose nuove: il filo diretto tra la terra, la natura, le persone e il creato. Le cose semplici mi saziano e mi soddisfano. Lascio l’amministrazione pubblica. Ho di nuovo qualcosa da dire: mi rimetto a scrivere. Vedono la luce due commedie in vernacolo che saranno rappresentate, con notevole successo, in tutto il Salento. Subito dopo nasce un romanzo per ragazzi (da dieci a cento anni): “La famiglia della quercia”. Il rapporto con la natura e la centralità della famiglia sono una costante tra le mie righe. La ricerca di Dio, l’approdo ad un rapporto sereno con la morte, l’avventura, l’amore, il profumo dei boschi e delle foreste, la relazione tra l’essenziale e la gioia di esistere si alternano e si sposano tra le mie pagine e nella mia vita.

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